I governi avevano dimezzato gli aumenti, ricorso della Commissione

Barroso porta in tribunale i 27 Stati Ue per difendere gli stipendi degli euroburocrati

BRUXELLES – Sfocia in uno scontro istituzionale la rivendicazione dei circa 44 mila euroburocrati dell’ Ue di un aumento retributivo automatico del 3,7%, che ha rilanciato in Europa le polemiche sulle superpaghe e i privilegi dei dipendenti della Commissione europea, dell’ Europarlamento, del Consiglio dei governi e della Corte europea di giustizia. Il presidente della Commissione, il portoghese José Manuel Barroso, ha fatto sapere di voler ricorrere proprio ai giudici comunitari di Lussemburgo per far annullare la decisione del Consiglio dei 27 governi di dimezzare l’ incremento richiesto all’ 1,85%.

Questa riduzione era stato fissata a maggioranza nel dicembre scorso per motivi d’ opportunità, giustificati dalla crisi, dalla disoccupazione dilagante e dalla condizione di superprivilegiati dei dipendenti comunitari. Da semplici uscieri, segretari o impiegati nelle istituzioni Ue di Bruxelles e Lussemburgo possono guadagnare tra 4 mila e 6 mila euro netti al mese grazie a varie indennità esentasse. Nei livelli intermedi si può arrivare fino a 8-9 mila euro e tra 10 e oltre 16 mila euro come dirigenti. In più il posto è garantito a vita. L’ aumento automatico del 3,7% scaturisce dalle regole elaborate negli anni di vacche grasse dell’ Ue dagli stessi euroburocrati con l’ avallo dei governi. Essendo esentato dalla tassazione nazionale, può essere paragonabile quasi al doppio qualora fosse concesso nei Paesi dove le aliquote del fisco raggiungono tra il 40 e il 50% dell’ imponibile.

Anche gli alti deficit degli Stati per i piani anti-crisi e la prevedibile irritazione dei comuni cittadini hanno convinto una ventina di governi a non concedere oltre l’ 1,85% e a respingere le proteste sindacali con minacce di scioperi. Ma la Commissione europea, che impiega il grosso degli euroburocrati e beneficerebbe direttamente degli aumenti, ha preferito il ricorso d’ urgenza alla Corte di giustizia, dove giudici e dipendenti godrebbero dell’ incremento del 3,7% qualora fosse annullato il dimezzamento imposto dai governi. L’ automatismo gratificherebbe anche gli eurodeputati, che dovrebbero controllare le spese Ue per conto dei cittadini, ma vengono spesso criticati per i loro privilegi e «stipendi d’ oro». Si apre quindi un delicato problema di conflitti d’ interessi, che rischia di far dilagare le polemiche sul Bengodi concesso a chi è assunto dall’ Ue. Anche perché le retribuzioni reali degli euroburocrati sono occultate dietro complicati articoli della Gazzetta ufficiale e altri testi analoghi, che rendono molto difficile conoscerle dettagliatamente ai comuni cittadini (che pur devono farsene carico con le loro tasse).

Nel 2007 un’ inchiesta del Corriere rivelò come il sistema in vigore era di fatto esentasse e gonfiava a suon di indennità i già alti salari comunitari. Segretarie, uscieri e impiegati italiani, neoassunti a Bruxelles e a Lussemburgo al minimo di circa 2.600 euro al mese, incassavano in realtà oltre 4.300 euro netti grazie alle indennità per alloggio, 2 figli a carico, espatrio e istruzione. Il benefit «Scuola europea gratis» valeva circa 10 mila euro netti annui aggiuntivi per ciascun figlio. La trattenuta versata all’ Ue, ufficialmente sostitutiva delle tasse nazionali, era pari ad appena una cinquantina di euro mensili. Questo mini-prelievo arrivava sui 300 euro per gli euroburocrati da circa 5-6 mila euro al mese. Per chi ne guadagnava 9-10 mila netti si saliva sui 1.200 euro, che comunque rientravano del tutto o in parte attraverso le indennità e i benefit esentasse. Il principio del rispetto delle regole vigenti rende la Commissione Barroso e i sindacati dei dipendenti Ue quasi sicuri di un verdetto favorevole dei «colleghi» della Corte di giustizia.

Ma, se i giudici di Lussemburgo dovessero imporre l’ aumento del 3,7%, tra i governi già circola informalmente come possibile contromisura di rivedere i privilegi fiscali attuali imponendo agli euroburocrati di pagare le tasse nazionali come tutti i normali cittadini. In pratica potrebbe passare una linea simile a quella concordata dal Consiglio per tagliare i ricchi bonus dei banchieri e dei manager beneficiati dai piani di salvataggio degli Stati. Ivo Caizzi

Lo scontro Aumenti Nel gennaio 2010, per i 44 mila euroburocrati doveva scattare in automatico l’ aumento del 3,7%. Il Consiglio degli Stati membri aveva deciso di tagliare l’ aumento all’ 1,85% Ricorso La Commissione europea ha fatto ricorso contro questa decisione alla Corte europea di Giustizia nel Lussemburgo Lussemburgo 44 mila 3,7% 6 mila La riduzione La riduzione era stata fissata a dicembre, per motivi d’ opportunità, giustificati dalla crisi.